[:en] [:][:it]E’ lo scrittore piemontese Alberto Mossino con il romanzo ‘Quell’Africana che non parla neanche bene l’italiano (ed. Terrelibere.org) ad aggiudicarsi il primo premio John Fante ‘Arturo Bandini Opera prima’ 2010. Lo ha deciso una giuria popolare composta da studenti della Facoltà di Lettere dell’Univ. ‘G. D’Annunzio’ e da iscritti al consorzio delle biblioteche della Comunità Montana Aventino Medio Sangro. Gli altri finalisti scelti dalla giuria tecnica (Francesco Durante, Masolino D’Amico e Brunella Schisa) e premiati durante la V edizione del Festival ‘Il Dio di mio padre’ sono Angela Bubba per il romanzo ‘La casa’ (ed. Elliot) e Paolo Piccirillo per ‘Zoo col semaforo’ (ed. Nutrimenti).
[:en] [:][:it]ALBERTO MOSSINO
Classe 1971, vive e lavora ad Asti. Da più di 15 anni si occupa di immigrazione e dal 2000 dirige le attività di PIAM onlus, un’associazione che offre rifugio ed assistenza socio-sanitaria alle donne straniere che si sottraggono al racket della prostituzione. Ha condotto diverse ricerche sulla prostituzione e la tratta delle minorenni in Italia. “Quell’africana che non parla neanche bene l’italiano” rappresenta il suo esordio nella narrativa.
Quell’africana che non parla neanche bene l’italiano, Edizioni Terrelibere.org, 2009
Un viaggio sorprendente nel mondo sconosciuto dei nigeriani in Italia e della prostituzione nera, in cui le strade del sesso si intrecciano ai debiti con le madames, ai riti woodoo e alla incredibile ricchezza di una cultura che irrimediabilmente si scontra con quella del cittadino italiano medio. Un romanzo solo apparentemente lieve, politicamente scorretto. Attraverso Jennifer, sua occasionale concubina, Franco, un trentenne impiegato torinese, si addentra nel mondo delle prostitute e delle mamàn, nelle regole delle afro-gang, tra gli strambi predicatori delle Pentecostal Churches, il traffico di droga, i matrimoni combinati, fino ad organizzare azioni al limite della legalità, ma che paradossalmente sapranno riscattarlo dalla sua grigia vita impiegatizia, soffocata dai debiti e dalla frustrazione. Una visuale diretta e senza filtri su una realtà viva e pulsante, raccontata con un’ironia priva di moralismi.